UMILTE’ VERSUS TURKIE’

Turchia & Umiltà

Mi ero persa. Avevo perso l’umiltà. Non me la sentivo più addosso e non riuscivo quindi neanche a vederla appiccicata addosso agli altri.

Correva l’anno 2013/2014. Mi sono ritrovata a vivere in Turchia, un paese di cui non sapevo assolutamente nulla, anzi, ci ero stata anni prima per un matrimonio Erasmus e, mi era piaciuta assai ma assai poco. Ci sono arrivata semplicemente perchè mi ero rimessa in cammino, alla ricerca, dell’amata umiltà, la mia e quella del mondo, che non riuscivo a sentire più. C’è stato un susseguirsi roccambolesco di spostamenti ma alla fine, l’ho ritrovata…proprio in Turchia.

Ero ri-partita, per quel di Barcellona, dopo più di dodici anni dal mio Erasmus. Mi aspettavano sei mesi di vita Catalana. Ero sicura che tornando alla mia prima casa estera l’avrei ritrovata: l’umiltà/l’umiltè. Un sacco di cose vissute, a volte pure troppo ma lei lì non c’era. Allora sono volata verso gli U.K., anche qui dopo dieci anni dalla mia prima permanenza. La mia seconda casa estera. Figurati se lì non la ri-trovavo. Gli U.K. erano stati per me, quella parentesi  dove avevo sentito di essere, per la prima volta nella mia vita, nel posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste.

RICERCANDO L’UMILTA’

In UK mi si erano infilate veramente tutte, nel senso buonissimo del termine. Tre mesi di vita Brithish e mi stavo spegnendo. Nessun ritrovamento. Nada da nada, non c’era neanche lì la mia amata umiltè. Mi stava succedendo come quando si è davanti a un gioco di società e le carte pescate, ti riportano alla casa precedente, torni indietro e se torni indietro, il traguardo si fà sempre più lontano. Qualcosa mi diceva che stavo sbagliando direzione. Io però non sapevo dove guardare, il mondo è troppo grande quando cominci a prenderlo in considerazione tutto. Poi la mia mente è stata messa a tacere.

“Io avevo chiesto, esplicitamente, un segnale dall’alto”

Me lo ricordo come fosse successo due secondi fa. In una situazione quasi surreale: “io a letto con la febbre, una summer British che rimarrà nella storia per il caldo e l’allerta mancanza acqua in tutta l’isola, gli Inglesi praticamente nudi per strada”. Poi arriva la risposta, il segnale che avevo chiesto. Una proposta di lavoro. Salario bassissimo. Disponibilità massima dall’altra parte. Nel giro di poche ore mi dicono che sono ok.

RITROVARE l’UMILTA’

Sento l’odore dell’umiltà, sento il suo profumo nell’aria e la riconosco. Un paese sconosciuto di cui non sapevo nulla: la Turchia. Forse solo allontanandomi da quello che conoscevo già, pur facendomela addosso assai assai, fidandomi dell’ignoto, mollando la presa, forse lì avrei ritrovato l’umiltà. Il mio “lasciarmiandare”, ancora una volta, non si sbagliava e il mio personale esperimento, ha avuto un risultato più che positivo direi.

L’umiltè, una delle forme possibili di dare senza ricevere, in Turchia esisteva ancora e chissà in quali altri paesi “meno sviluppati” (che qualcuno per lo meno definisce tali) esisteva/esiste. Quella umiltà, con la quale sono cresciuta in casa, che da sempre “apparteneva” alla cultura Italiana e che mi ha creato, non pochi problemi nelle relazioni sociali, c’era, era ancora presente, viva. Bisognava solo avvicinarsi a quei posti, a quelle persone che ancora, la ritengono una parte fondamentale/indispensabile della vita umana, ricaricarsi e seguire la sua scia, always!!!

Le Note sul Mio Diario di Allora

Umiltè spariè, c’est finiè. Oggi, con la totale invasione della tecnologia nella vita personale di quasi tutti gli individui, sembra proprio che l’umiltè sia completamente spariè. Un ego collettivo sempre più potente, che sta facendo del tutto scomparire il concetto ampio di umiltè. Una umiltè che, senza saperlo avevo completamente perso, che stavo cercando senza sapere che si trattava proprio di lei e che credo, proprio di aver ritrovato qui in Turchiè. Ma come si può rendere fisica o trasmutare nella vita reale, l’umiltà ?

Cos’è l’UMILTA’

La persona che, se ti incontra per strada e ti vede sorridere, ti risponde con un altrettanto sorriso e ti chiede: “Why are you so happy” ?

Il passeggero dell’autobus che, nonostante abbia nel suo c/c solo un millesimo di quello che probabilmente hai tu, ti paga il biglietto perché ha capito che sei completamente in panna e non hai assolutamente idea, di come funzioni il sistema bus in Turchia.

La ragazzina che, vedendoti con cartina alla mano e non parlando una sola parola di Inglese, ti accompagna, per 25 minuti circa, sotto a un sole molto hot a piedi al tuo posto x, scoprendo poi insieme che il posto x non era x ma y.

Il venditore di simit (il tipico pane Turco tondo con il sesamo) che ti chiede se sei intenzionata a comprare anche solo un succo di frutta. Alla tua risposta negativa (sono le 05.00 a.m. e ancora non connetti) ti guarda dritto negli occhi e te lo regala.

Il signore che, vedendoti per strada con le lacrime agli occhi, ti chiede se è tutto ok.

Il barista che, solo per averti visto passare una volta davanti al suo bar, ti saluta e da allora il saluto diventa un rito, sempre con il Buongiorno, in Italo-Turco, ovviamente.

Il fruttivendolo vicino casa al quale, parlando tu in Inglese e lui in Turco, lasci le tue chiavi di casa, perché stai andando a correre.

Il pilota della Turkish Airlines (un superfighensci stratosferico) che, come te sta aspettando il dolmus (il bus collettivo), decide di offrire a tutte le persone in attesa patatine, cay, acqua, dolci vari.

Il personale Vodafone che, immancabilmente in attesa della tua Santa ricarica, ti offre il classicone cay (bevanda calda tipica turca).

Infine, i sorrisi indimenticabili dei bus drivers che fermi nel traffico più traffico serale di Istanbul, ti vedono correre (mi stavo allenando per la maratona di Madri). Tu sei stanca dell’inesistenza di spazio per i podisti, sei controsenso e sei letteralmente per strada…ma, il loro sorriso e la loro espressione, ti carica di umiltà.

La loro umiltà e stupore diventa la tua umiltà, il tuo stupore e la tua adrenalina per continuare a correre !!!

TURCHIA & il SUO CROCEVIA di CULTURE

Ho conosciuto la Turchia. Non è stato Amore a prima vista ma alla fine gli Amori lenti, quelli di scoperta, sono quelli che non si dimenticheranno mai. Mi sono innamorata di lei, tutta, e di tutto quello che ho imparato in sua compagnia. E come me in quel periodo, tanti altri occidentali, erano assuefatti dallo stesso tipo di innamoramento. Un luogo dove “potevano” convivere diverse religioni, dove il suono delle campane delle chiese, si incrociava ai canti delle moschee, in una sorta di abbraccio anomalo, caldo e intenso.

E’ questo l’insegnamento da sempre più bello e importante di quando si vive all’estero. Appicciccarsi addosso come un tatuaggio interiore, il meglio di ogni società che si incontra sul cammino, cambiare per poi, a distanza di dieci anni, guardarsi indietro ed essere orgogliosi di vedere la persona che sei diventato.

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