UNA BARCELONA POCO NOTA & SOSTENIBILE: CAN MASDEU

CAN MASDEU

Fare qualcosa di diverso nella capitale Catalana ovvero scoprire una Barcellona poco conosciuta e che vale veramente la pena di vedere.

Niente file, niente casino, tanto verde, tanta natura e mille idee che sono diventa dei progetti veri e propri.

Utopia che si trasforma in realtà e in questo, tutta la penisola Iberica, è bravissima.

Spesso succede di visitare una capitale Europea in pochi giorni, e quindi, di vedere le stesse cose, le stesse cose che poi vedono tutti.

Nel 2012/2013 ho vissuto in quel di Barcelona per diversi mesi e ho avuto la fortuna di collaborare con il primo Eco-Working di Barcelona.

Avevo molto tempo libero, ero nell’ambiente green, tema di molto interesse da sempre per la capitale Catalana, ero super curiosa e ho scoperto tante cose della città, di cui nessuno mi aveva mai parlato.

Una di queste è Can Masdeu.

Sono arrivata a destinazione prendendo la metro L3 – fermata Canyelles o Valldaura, perchè non avevo idea di quello che avrei trovato ma se dovessi tornarci oggi, lo farei a piedi o in bici.

Qui il link alle varie opzioni, possibili, per arrivare in quello che sembra quasi uno spazio surreale, nell’immaginario collettivo che si ha di Barcelona.

Barcelona sconosciuta, Barcelona sostenibile, Barcelona alternativa, Can Masdeu
(Foto del blog Memoria del Barris)

Can significa proprietà e Masdeu era il nome della famiglia proprietaria della casa colonica al centro della valle.

Can Masdeu è ubicata in un parco composto da trentacinque ettari di bosco di pino e dietro di lei, regna sovrana una struttura immensa: l’ospedale Sant Llatezer.

Entrambe le strutture sono state abbandonate per decenni.

Il proprietario del tutto è il Sant Pau, uno degli ospedali più importanti della città.

Collocata all’interno del Parque di Collserola, la masia o casa colonica di Can Masdeu, fu costruita nel secolo XVII sulle basi di un’antica rovina Romana e circondata da una vigneto immenso, prima che l’invasione del parassita filossera la distruggesse.

All’inizio del XX secolo viene ricostruita come convento, per trasformarsi, infine, in un lebbrosario.

Dal 1948, circa, Can Masdeu viene dimenticata per quasi mezzo secolo, vuoi per la sua ultima funzione, il lebbrosario, vuoi perchè Barcelona attraversa un momento storico di costruzione edilizia da paura, dove gli spazi lontani dal centro e il verde, vengono presi poco in considerazione.

Nel 2001, finalmente la coscienza collettiva si desta e un un gruppo di attivisti, provenienti da ogni dove, occupano lo spazio organizzando conferenze atte a favorire la sensibilizzazione del cambio climatico.

L’ospedale Sant Pau, il proprietario, ovviamente non è d’accordo e la polizia cercherà di evacuare l’occupazione non violenta. Il caso finisce in tribunale, dopo alcuni anni e molte vicissitudini, Can Masdeu inizia, finalmente, il suo percorso di indipendenza.

Non solo, la comunità del barrio in cui Can Masdeu è ubicata, Nou Barris, risponde in maniera positiva all’occupazione pacifica e rivalorizzazione del Parco.

L’intera popolazione Catalana si attiva.

“L’ospedale di Sant Laazter, attualmente, è in disuso ma in data diciannove luglio 2017, il comitato di Can Masdeu, ha ottenuto il permesso di entrarvi, ascoltare e parlare con la direttrice del servizio sanitario mentale.  Sembra esserci nell’aria un progetto di salute duale-dualisto, pensato per una parte dell’edificio. Posso solo immaginare la gioia nell’entrare in quell’edificio così immenso, pieno di storia e abbandonato”. 

Tutti vengono invitati a piantare piante in ogni dove, a coltivare la terra, e ridare vita al Parco Naturale, polmone verde che rischiava di sparire.

L’obiettivo di Can Masdeu è sin dall’inizio quello di reagire e disobbedire a una società veloce, rumorosa, di creare una valida alternativa a una città con una costruzione edilizia indicibile, all’inquinamento e alle regole, spesso non sempre giuste, imposte da qualcuno in alto.

Can Masdeu, Barcelona, Barcelona Sostenibile, Barcelona Sconosciuta, Orti Pubblici
(Foto del blog Naturalenda)

Lo spazio è un ambiente agricolo e sociale, basato sul principio che la terra è di chi la coltiva. Se arrivate in macchina o metro, è obbligatorio poi fare un pezzo di strada a piedi.

Si tratta di circa 20/30 minuti.

Can Masdeu, è composta da quattro piani, ventiquattro stanze e molti luoghi ampi e comunicanti tra loro.

Le macro aree sono: RurBar, la Biblioteca, il Negozio gratis, Officina RUrbana, Spazio Corsi, Aspiratore, Pozzo, Officina Corsi, Pannelli Solari, Docce Solari, Lavatrice-Bici, Officina Biciclette, Cucina Solare, Serra, Orti, Cappella, Officina, Riciclaggio.

In data 2017, all’interno della struttura, viveva una comunità composta da venticinque adulti e cinque bambini, principalmente di origine: Inglese, Francese, Spagnola, Catalana e Basca.

I progetti che coinvolgono Can Masdeu sono principalmente suddivisi in:

1) interazione sociale: banca dei semi, negozio di abbigliamento-usato-gratis, cene sociali e popolari, laboratori di ogni genere e una miriade di altre attività;

2) l’educazione agroecologica: visite guidate al parco, laboratori pratici, rivolti principalmente ai giovani;

3) orti comunitari.

Se vi volete sbizzarrire e scoprire il tutto, qui trovate il link in ben tre lingue: Catalano, Castigliano & British. 

Nel tempo Can Masdeu è diventata completamente autosufficiente.

Di domenica, normalmente, si fanno pranzi collettivi, dove ognuno può portare  il proprio cibo da casa. Quando l’ha visitata Not Only Barcelona c’era un corso di Reiki di primo livello (offerta libera), era una domenica, c’era un gruppo che suonava, pieno di giovani e nell’aria riecheggiavano lingue di ogni dove. 

Coincidenza o Non Coincidenza vuole che, proprio mentre scrivo questo articolo scopro che Can Masdeu ha messo in rete un progetto di crowfounding per:

a) rendere accessibile il tutto anche a persone disabili;

b) restaurare la stanza dove si pratica yoga;

c) migliorare il sistema idrico. 

Concludo con una frase trovata all’interno del loro manifesto e che mi ha particolarmente colpito: 

“Non si tratta di spostare la città in montagna…al contrario, è la montagna che deve scendere in città, perchè la terrà è di chi la vive”.

*Se questo articolo ti ha ispirato e/o illuminato, lo puoi condividere o commentare, altrimenti è giusto come le api, che tu raccolga il polline da fiori che ti attirano di più. Grazie Anyway di essere volato qui, anche solo per pochi minuti*

Lascia un commento

Cosa ne pensi? Grazie

Torna in alto